Una svolta inattesa agita il futuro di uno dei marchi più iconici dell’abbigliamento tecnico italiano. La tensione tra i dipendenti è palpabile.
Il nome Dainese evoca subito eccellenza, protezione e innovazione. Da Molvena, nel cuore del Vicentino, il marchio ha vestito generazioni di motociclisti e sportivi, diventando sinonimo di sicurezza su due ruote. Eppure, dietro la vetrina di successi, si nasconde una realtà ben più complessa.
Negli ultimi dieci anni, la proprietà dell’azienda è cambiata più volte, lasciando ogni volta una scia di aspettative e qualche delusione. Oggi, però, la situazione sembra più tesa che mai. I numeri non sorridono, anzi. E mentre i conti continuano a peggiorare, si profila all’orizzonte un nuovo, ennesimo passaggio di mano.
Dainese verso il controllo dei fondi: gli operai tremano
La storia recente di Dainese è un susseguirsi di colpi di scena degni di una serie tv. Tutto ha inizio nel 2014, quando il marchio passa nelle mani di Investcorp, fondo del Bahrein, per una cifra che allora sembrava importante: 130 milioni di euro. Un cambio che porta una ventata di novità, ma anche nuove aspettative.

Otto anni dopo, nel 2022, è il turno di Carlyle, colosso americano degli investimenti, che rileva l’azienda per circa 630 milioni. L’obiettivo è rilanciare il brand, riportarlo ai fasti di un tempo e, magari, spingersi ancora più in alto.
I primi segnali sembrano positivi: l’utile cresce, toccando i 13 milioni nel 2020, un balzo del 66%. Ma basta guardare meglio i dati per accorgersi che qualcosa non torna. I ricavi, invece di salire, scendono: da 198 a 178 milioni. E il debito, come un macigno, resta lì, pesante, a quota 18 milioni.
Carlyle prova a invertire la rotta, ma la situazione sfugge di mano. Le perdite si accumulano, fino a raggiungere, a fine 2024, la cifra monstre di 120 milioni: quasi il triplo rispetto all’anno precedente. Un segnale chiaro che il piano di rilancio non ha funzionato come sperato.
In questo scenario, entrano in gioco i veri protagonisti di questa nuova fase: Hps Investment Partners, fondo statunitense, e Arcmont Asset Management, con base nel Regno Unito. Non sono semplici investitori: sono i principali creditori di Dainese, avendo sottoscritto obbligazioni per ben 285 milioni per sostenere l’acquisizione. Quando il pagamento della cedola di giugno viene rinviato, il messaggio è inequivocabile: il passaggio di controllo è ormai alle porte.
Per i lavoratori, la situazione è tutt’altro che rassicurante. I riflettori sono puntati sui nuovi proprietari: spetterà a loro il compito di scrivere il prossimo capitolo di una storia che, tra successi e scossoni, continua a far parlare di sé.