Una moto nata dall’orgoglio francese, una sfida all’Italia che oggi rappresenta un vero oggetto da collezione. La sua storia è piena di sorprese.
Nei primi anni Ottanta, mentre la Francia brillava nel settore automobilistico, il mondo delle due ruote restava un terreno difficile. I marchi francesi non riuscivano a imporsi come i giganti italiani o giapponesi. Eppure, tre appassionati decisero di sfidare il destino: volevano costruire una moto che fosse davvero “francese” in ogni dettaglio, partendo proprio dal cuore, il motore.
Così nacque la BFG 1300 Odyssée, una moto che ancora oggi fa si trova a metà tra l’oggetto misterioso e il prodotto di cult, con un vero club di appassionati dedicati, che organizza raduni, mantiene la disponibilità di ricambi, difende una storia. E tutto sommato si diverte un mondo.
Un sogno di grandeur francese
All’inizio degli anni Ottanta, Louis Boccardo, Dominique Favario e Thierry Grange unirono le forze per realizzare un’idea ambiziosa: creare una grande moto turistica, interamente francese, capace di rivaleggiare con le migliori del panorama internazionale. Il nome BFG deriva proprio dalle iniziali dei tre fondatori. Il loro obiettivo era chiaro: utilizzare il maggior numero possibile di componenti nazionali, a partire dal motore, un quattro cilindri boxer da 1.299 cc, preso dalla Citroën GSA, capace di 70 CV e dotato di trasmissione ad albero cardanico.

La ciclistica prevedeva un telaio multitubolare, forcella Telesco di produzione spagnola e doppio ammortizzatore posteriore. I freni anteriori erano a doppio disco da 300 mm con pinze Brembo, mentre le ruote da 18 pollici provenivano da Moto Guzzi. Il serbatoio, in plastica, era posizionato sotto la sella e integrava la pompa della benzina. Il cruscotto, invece, era lo stesso della Renault R5 Alpine, mentre il faro anteriore arrivava dalla Renault R16.
La BFG 1300 Odyssée si distingueva per la grande carenatura e le soluzioni tecniche prese di peso dal mondo automobilistico. Il progetto, però, si rivelò più complesso del previsto e alcuni componenti, come il cambio Moto Guzzi, dimostrarono di non sopportare la coppia del motore Citroën, costringendo i progettisti a sviluppare soluzioni proprie.
La produzione iniziò nel 1982 a La Ravoire, in Savoia: nei primi due anni uscirono circa 400 esemplari, fu solo dal 1984 che la produzione passò a MBK, ma alla fine si fermò a sole 150 unità aggiuntive. I problemi economici, la difficoltà di reperire fondi e la frammentazione tra i soci portarono rapidamente alla chiusura dell’azienda nel 1988. Gli ultimi kit e pezzi furono assemblati dal produttore di sidecar Atelier Précision fino al 1996.
Nonostante le difficoltà, la BFG visse momenti di notorietà: fu adottata dalla polizia francese, partecipò a eventi ufficiali come il G7 di Versailles nel 1982 e addirittura il presidente Mitterrand ne donò una al re di Spagna.
Oggi la BFG 1300 Odyssée è un pezzo raro e ricercato dai collezionisti. Il Moto Club BFG mantiene viva la memoria di questa moto fuori dal comune, garantendo ancora la disponibilità di ricambi e organizzando raduni dedicati. In totale sono state prodotte circa 600 unità: non abbastanza per sfidare la produzione motociclistica italiana, tutto sommato…