Moto, quali sono i motori che durano di più? Questi qui non li fermi mai

Motori che sembrano non sentire il peso degli anni e durano per sempre: tra design e affidabilità, non vogliono proprio saperne di andare in pensione.

Quando si parla di longevità nel mondo delle due ruote, a fare la differenza sono spesso poche idee vincenti e tanta solidità tecnica. In un’epoca dove tutto sembra nuovo ogni stagione, esistono propulsori capaci di sfidare il tempo, rimanendo sulla cresta dell’onda anche grazie all’affetto di chi macina chilometri anno dopo anno.

Motori che durano
Motori che durano di più (Wikimedia Commons) nextmoto.it

Sono motori nati da intuizioni semplici ma geniali e che hanno attraversato generazioni restando al passo, a volte senza quasi cambiare una vite. La loro storia racconta un po’ la storia delle moto stesse: passione, innovazione, ma soprattutto quella ricerca della sostanza che piace ancora oggi a chi cerca qualcosa di vero e duraturo.

I motori che resistono nel tempo tra le due ruote

La Moto Guzzi con la serie V50/V7 ha scritto una pagina indelebile nella storia del motociclismo dagli anni ’70 ai 2000. Questo bicilindrico a V, piccolo ma robusto, ha saputo adattarsi con successo alle varie declinazioni della casa di Mandello, dalla Monza sportiva ai modelli destinati alle forze dell’ordine: sempre fedele a se stesso, anche dopo aggiornamenti che lo hanno portato alle moderne V7 Classic.

Motori che durano
(Bonhams) nextmoto.it

Non manca la Suzuki GSX-R750, motore dallo spirito ribelle, lanciato nel 1985 e capace di offrire prestazioni da riferimento grazie al raffreddamento misto aria-olio SACS. Questo propulsore, leggero e resistente, è stato punto di partenza per modelli che hanno segnato i decenni successivi nel listino della Casa di Hamamatsu.

La Triumph Speed Twin ha dato vita a un bicilindrico parallelo che, dal 1937 al 1988, ha equipaggiato una gamma ampia e apprezzata per equilibrio e vivacità, mantenendo intatto nel tempo il carattere british e una guidabilità che ancora oggi fa scuola tra gli appassionati di classici.

Da parte sua, Honda ha saputo conquistare anche i neofiti con il piccolo monocilindrico della CB125. Nato nel 1973 e montato su vari modelli, questa unità offre semplicità e affidabilità, ingredienti che ne hanno decretato il successo e che lo hanno portato fino alla CityFly degli anni duemila.

Ducati Pantah rappresenta la visione di Taglioni concretizzata in un desmodromico cresciuto di cilindrata e di gloria: da 500 a oltre 1.000, passando per capolavori come Monster e Scrambler. Un motore che, tra aggiornamenti tecnici e normative, continua ancora oggi a mostrare il suo DNA sportivo.

Yamaha con la XT660 Ténéré proponeva un monocilindrico cinque valvole che, pur non aiutato da una ciclistica raffinata, ha lasciato il segno per le sue doti di spinta e affidabilità. Un motore longevo che non tradisce neppure quando il resto rischia di passare in secondo piano.

Chiude la lista la Kawasaki Z750, derivazione muscolosa della Z650, prodotta in molteplici versioni dal 1979 al 2004. Il suo quattro in linea, senza troppi fronzoli ma resistente, è diventato uno dei simboli delle naked moderne.

E sulla stessa linea si muove BMW con la sua storica serie R: dal boxer R60 ai modelli che ne hanno seguito l’evoluzione, questa piattaforma ha saputo conciliare fascino, affidabilità e adattabilità, guadagnandosi la fiducia di chi le moto le vive davvero nel quotidiano.

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