Max Biaggi, spunta un segreto inconfessabile: tutta la verità

A distanza di molti anni Max Biaggi ha confessato un segreto inconfessabile: ecco perché quella volta non aveva funzionato

Nel dopo gara di domenica scorsa a Portimao l’hanno sentito tutti. Perché i complimenti di Max Biaggi, che pure aveva fatto festa per il secondo posto nel GP del Portogallo di Maverick Viñales con l’Aprila, alla Ducati e a Gigi Dall’Igna erano diretti e sinceri.

Max Biaggi racconta la sua verità
Max Biaggi, doòpo molti anni spunta la verità (Ansa-NextMoto)

L’ex centauro romano da questa stagione è tornato ad essere uomo immagine a tutti gli effetti della Casa di Noale e i suoi consigli sono sempre preziosi per i due piloti ufficiali. Ma soprattutto segue gli altri due, quelli del team satellite RNF per farli crescere ancora di più.

Quindi per lui la Ducati e tutto quello che porta in pista rappresenta un avversario, anche se con il massimo rospetto per due grandi marchi italiani. Ma c’è stato un passato in cui le strade dell’ex campione e della moto di Borgo Panigale si sono incrociate. E a questo passato è legato anche un segreto che fino a poco tempo fa era rimasto inconfessabile e che poi era esploso in una verità scomoda per molti.

Max Biaggi, spunta un segreto inconfessabile: il rapporto con Ducati mai decollato

Biaggi aveva smesso con la MotoGP ma sentiva di poter ancora dare molto al suo mondo. Per questo nel 2007 aveva ricominciato nel Mondiale Superbike con la Suzuki. Un solo anno con il costruttore giapponese e poi era passato alla Ducati.

L’inizio era stato con il Team Sterilgarda Go Eleven messo in piedi da Marco Borciani, ex pilota che aveva cominciato presto anchde la carriera di manager, al fianco dello spagnolo Ruben Xaus. Guidava una Ducati 1098R versione clienti, con la promessa nella stagione successiva di passare al team ufficiale.

Quel campionato però non andò benissimo. In tutto 7 podi con 3 secondi e 4 terzi posti, in una stagione dominata dall’altra Ducati, quella di Troy Bayliss. L’australiano vinse 11 gare e salì 19 volte sul podio, ma il marchio bolognese trionfò anche con Lorenzo Lanzi e Ruben Xaus nelle due gare di Valencia e Misano.

Max Biaggi in sella all'Aprilia Superbike
Biaggi con l’Aprilia nel 2010 (Ansa – NextMoto.it)

Alla fine di quella stagione, nonostante le promesse e le promesse, Max preferì cambiare aria anche perché il passaggio alla Ducati ufficiale era sfumato. Così firmò con Aprilia, rimanendo lì quattro anni e vincendo due Mondiali nel 2010 e nel 2012, a 41 anni, prima di ritirarsi. In tutto 21 gare portate a casa su 159 disputate, con 71 podi.

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Nessuno aveva più tirato fuori l’argomento, almeno fino all’estate scorsa quando Marco Borciani ne ha parlato in una lunga intervista al portale Corsedimoto. E lì è arrivato l’attacco, per molti inatteso, a Biaggi.

“Era impossibile da gestire come personaggio. Era la primadonna e aveva delle pretese spropositate. Dopo le prime 4 gare lui aveva una moto ufficiale mentre Xaus guidava sempre quella clienti ma Ruben vinceva quindi il team c’era. Mi sono trovato molto male con lui, è stato un incubo”.

Giusto il tempo di leggere tutto ed era arrivata anche la risposta con un lungo post sul profilo di Max. Lì in verità raccontava una storia decisamente diversa e spiegava perché tutto era finito male. “Non pretendo e non voglio essere simpatico a tutti, ma non è corretto omettere quanto è avvenuto in quell’anno, trasformando la verità, nei presunti capricci di un pilota”, scirsse.

E spiegò che in occasione dei primi test in Australia. Girando con tempi ottimi, la sua moto aveva il regime di rotazione massima a 11500 giri/min ma già nel secondo test in Qatar furono tolti 500 giri/min.

E dopo una grave caduta nel primo appuntamento a Phillip Island, con 21 giorni di gesso, la mazzata. “ Il mio capotecnico, dopo vari tira e molla, finalmente ammise che l’allora Direttore Generale di Ducati Corse Filippo Preziosi, gli aveva ordinato di inserire una mappa specifica. Toglieva tra i 15 ed i 18 CV su tutto l’arco di utilizzo”.

Secondo Biaggi la strategia era chiara, favorire Bayliss perché doveva vincere lui. “Atrimenti il regolamento avrebbe penalizzato la 2 cilindri. Infatti se a vincere fosse stato un solo pilota, la vittoria sarebbe stata imputabile alla sua bravura e non ad un vantaggio tecnico del 2 cilindri rispetto al 4 cilindri”.

Max Biaggi e Michael Schumacher nel 2008
Max Biaggi e Michael Schumacher (Ansa – NextMoto.it)

Improvvisamente poi il limitatore del suo motore fu spostato a 12250 giri/min, senza modificare la moto e quindi da qui la convinzione che “i giri motore venivano aumentati e diminuiti in funzione della classifica generale. Ecco la verità che non ho mai detto. Ho mandato giù un boccone molto amaro, ma mi è servito. Mi è servito a vincere altri due mondiali in sella alla mia aprilia RSV4”.

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