KTM vuota il sacco, i motivi “reali” della crisi: la rivelazione fa infuriare gli italiani

Crisi KTM: tra e-bike, MV Agusta e sovrapproduzione. Solo dopo mesi emerge la vera causa, ma le cose stanno davvero così?

KTM ha vissuto momenti difficili. La crisi interna, diventata evidente solo col tempo, ha lasciato il segno nell’azienda austriaca famosa per moto e offroad. Dopo un salvataggio in extremis orchestrato dal nuovo socio Bajaj, ora la casa di Mattighofen vuole rilanciarsi.

KTM crisi
KTM vuota il sacco (KTM) nextmoto.it

Intorno, però, resta lo stupore per le motivazioni fornite dai vertici. Il nuovo amministratore delegato Gottfried Neumeister, arrivato a primavera, non si è nascosto e ha attribuito la colpa a una triade di scelte discutibili. Ingerenze nel business delle bici elettriche, l’acquisizione lampo di MV Agusta e l’aver riempito troppo i magazzini sono stati, secondo lui, passi falsi che ancora si pagano.

Crisi, responsabilità e lo strano caso MV Agusta

Sono parole che hanno fatto discutere, specie in Italia, dove MV è un nome pesante, ora tornata indipendente e in crescita. Neumeister, senza troppi giri di parole, ha reso pubblico come l’avventura nelle biciclette elettriche si sia trasformata in un pozzo senza fondo: il mercato è crollato dopo l’euforia post-pandemia e KTM si è ritrovata in mano magazzini pieni e 400 milioni di euro evaporati.

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Lo strano caso MV Agusta (Mv Agusta) nextmoto.it

Altro errore, secondo il numero uno della casa, è stato l’acquisto di MV Agusta. Un’operazione pesantissima sul piano finanziario – 220 milioni investiti non solo per l’acquisizione, ma anche per tenere in piedi la gestione. Un capriccio, forse, viste le domande su quanto sia stato davvero strategico quel passaggio.

Eppure, la realtà racconta una storia diversa per MV. Da quando KTM ha ceduto la maggioranza ed è uscita di scena, la casa di Schiranna sembra rinata. Risparmiata da operazioni di taglio e, anzi, forte di una nuova dirigenza capace di risollevare i conti, il marchio lombardo si dichiara oggi più sano che mai.

“Mai stata così forte. Ora avanti da soli”, è il messaggio lanciato dai nuovi proprietari, determinati e pronti addirittura a pensare in grande e a un possibile ritorno alla MotoGP. Numeri e risultati che smontano la narrazione dell’austriaco, lasciando intendere che forse il vero errore sia stato non sapere valorizzare un marchio simbolo del “saper fare” italiano. Nulla a che vedere, quindi, con l’idea che sia stata colpa di MV se KTM si è trovata sull’orlo del baratro.

La faccenda non finisce qui. Il terzo scivolone secondo Neumeister è stato il gonfiare i numeri della produzione: 70.000 moto riversate su canali già saturi, poi una montagna di mezzi rimasti invenduti dagli stessi concessionari.

Oggi, con Bajaj alle spalle, KTM rilancia. Ammette gli errori, promette di non ripeterli e prova a guardare avanti. Ma tra i tanti limiti individuati dalle nuove strategie, resta una certezza: il disastro non è stato colpa di MV, che – stando ai fatti – continua a correre con le proprie gambe, più decisa che mai.

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