Quanto è ricca la famiglia che inventò la Lambretta? Tutto sugli Innocenti e il loro patrimonio

Intorno a Lambretta, un patrimonio che ha segnato la storia dell’industria italiana. Ecco come la dinastia Innocenti ha costruito e poi disperso la sua fortuna.

L’eredità degli Innocenti non è fatta solo di scooter e automobili: dietro la nascita della Lambretta si nasconde una vicenda imprenditoriale che ha attraversato il Novecento, lasciando un segno indelebile nella storia industriale del nostro Paese. Ma quanto è davvero ricca la famiglia che ha inventato la Lambretta? La risposta, come spesso accade, non è così semplice.

Quanto vale Lambretta
Quanto vale il atrimonio Innocenti? – nextmoto.it

Ferdinando Innocenti nasce a Pescia, in Toscana, nel 1891. Figlio di una terra operosa, cresce deciso a innovare senza mai dimenticare il valore delle persone. Non è un caso che tra le sue massime più celebri ci sia quella che paragona l’operaio a un figlio: “Un padre non licenzia un figlio, al massimo lo rimprovera”. Un approccio umano che diventerà la cifra distintiva del suo modo di fare impresa.

Il patrimonio misterioso degli Innocenti

Dopo gli studi tecnici, Ferdinando si trasferisce a Grosseto e apre una rivendita di ferramenta. Ma è solo l’inizio: a 18 anni amplia il giro d’affari, si dedica al commercio di rottami di ferro e olio lubrificante, fino a scoprire il potenziale dei tubi in ferro.

Quanto vale Lambretta
Il patrimonio misterioso degli Innocenti – nextmoto.it

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale cambia tutto: la fabbrica di Milano viene bombardata, ma Innocenti non si perde d’animo. Durante la ricostruzione, intuisce che il Paese ha bisogno di mezzi di trasporto economici e pratici. Nasce così la Lambretta, lo scooter che diventerà il simbolo della rinascita italiana, capace di rivaleggiare con la Vespa Piaggio.

Ma la visione di Ferdinando va oltre le due ruote: intuisce che l’automobile sarebbe diventata il vero motore dell’economia italiana. Non potendo competere direttamente con la Fiat, decide di produrre vetture su licenza, puntando sull’inglese Austin A40.

La morte di Ferdinando Innocenti nel 1966 segna l’inizio della parabola discendente. Il figlio Luigi eredita un vero e proprio impero, decide di cedere progressivamente tutti i rami d’azienda. Nel 1971, dopo un delicato intervento chirurgico, la meccanica passa all’IRI, la produzione della Lambretta viene venduta in India, mentre il comparto auto finisce nelle mani della British Leyland. Il compenso? Circa 43 miliardi di lire dell’epoca, una somma che Luigi investirà soprattutto all’estero.

Alla sua morte, la questione ereditaria si complica. Il patrimonio viene diviso tra la seconda moglie e il figlio Lorenzo, mentre il primogenito Gianfranco. Oggi, la Lambretta è un mito custodito anche in un museo a Rodano, ma la ricchezza della famiglia che l’ha inventata si è dispersa tra eredi, investimenti e cessioni. Quello che resta, più dei miliardi, è il segno lasciato da una dinastia che ha saputo trasformare un’idea in un patrimonio industriale e culturale destinato a durare nel tempo.

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