La moto più affidabile di sempre? Ha fatto letteralmente il giro del mondo senza dare problemi

Un viaggio iniziato con pochi soldi, una Honda massiccia e un’idea fissa: arrivare ovunque con la stessa moto, senza mollare mai.

Nel 1985, da Buenos Aires, un argentino parte con 300 dollari e una Honda Gold Wing 1100 Interstate ribattezzata La Principessa Nera: l’obiettivo è semplice da dire e durissimo da fare, fare il giro del mondo senza cambiare moto, attraversando continenti, climi e confini per anni di fila.

La moto più affidabile di sempre
La moto più affidabile di sempre (Honda) nextmoto.it

In dieci anni, due mesi e diciannove giorni macina 735.000 chilometri, coprendo oltre 200 Paesi, con una costanza che ha poco di romantico e molto di logistico: carburante, gomme, report inviati a riviste europee, piccoli sponsor, soprattutto ospitalità e aiuti raccolti lungo la strada. L’itinerario nasce in Sudamerica, passa per Brasile e poi si allarga fino a toccare quasi ogni latitudine, esclusa l’Antartide.

La moto più affidabile: Honda Gold Wing “La Principessa Negra”

La stessa Honda Gold Wing percorre l’intero tragitto: nessun cambio di mezzo, nessun rimpiazzo, solo manutenzione e una montagna di materiali consumati in marcia, tra cui 42.000 litri di benzina, 700 di olio e 86 pneumatici, numeri che raccontano più di qualsiasi aggettivo.

A bordo, il viaggiatore impara cinque lingue e scatta circa 80.000 foto; sulla strada attraversa guerre, carestie, catastrofi naturali, viene incarcerato e persino scambiato per contrabbandiere o spia, ma continua sempre con quella moto, la stessa, che diventa casa, ufficio, mezzo di fuga e ritorno.

Nel 1997 arriva il riconoscimento ufficiale: per il Guinness dei primati è il più grande viaggiatore della storia in motocicletta, con quei 735.000 chilometri che equivalgono a circa due volte la distanza Terra-Luna. La cronaca dell’ultimo giorno chiude il cerchio: il 2 aprile 1995, rientrando a Buenos Aires, la scorta di moto, camion, taxi e autobus lo accompagna fino all’obelisco, dove si mette il punto a un’idea nata da un atlante regalato a sette anni.

Prima c’erano stati il terremoto visto da vicino, la decapitazione in piazza, la malaria nel Congo, i colpi in Somalia, la tortura in Liberia: episodi che avrebbero fermato chiunque, ma non quella coppia di uomo e macchina che oramai si muove come un organismo unico.

Il dettaglio che resta è tutto sostanza: un viaggio ininterrotto dal 1985 al 1995, 280 Paesi toccati secondo il conteggio personale, 214 riconosciuti dal Guinness, e una Honda Gold Wing 1100 Interstate che, più dei numeri, testimonia cosa significa affidabilità quando la strada non finisce mai. Per chi vuole rimettere insieme tutto, c’è la serie di libri che racconta l’intera rotta, andata e ritorno, dalla Terra alla Luna, ma in moto.

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