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Kawasaki Versys: dalla Sardegna con eleganza

 
Che la Sardegna sia una delle regioni più belle d’Italia non è una novità… e non ci stupisce più di tanto nemmeno sapere quanto le sue strade siano perfette per un viaggio su due ruote.
Non è una casualità quindi che la Kawasaky all’inizio del 2010 abbia presentato fra le sue curve la sua nuova all-terrain di media cilindrata.
 
Disponibile sul mercato dai primi di febbraio in nero e in arancione (una Kawasaky non verde è possibile?!), la nuova Versys al primo sguardo sembra essere identica alla versione precedente, ma le evoluzioni tecniche iniziano a percepirsi una volta messa in moto.

La perfezione della ciclistica è il punto di forza della casa giapponese: in equilibrio fra dolcezza e rigidità questa nuova versione segue fedelmente le pieghe dell’asfalto senza mai perdere di stabilità, anche nelle situazioni più critiche.
Sia la sospensione anteriore, sia quella posteriore non scaricano mai, non ti abbandonano durante improvvise accelerazioni e in caso di frenate all’ultimo secondo e assecondano senza dar particolare rilievo ai trasferimenti di carico e i cambi di direzione.
 
Un appunto si potrebbe fare al sistema di frenata: le pinze Tokico non convincono nella stretta, il comando al manubrio non infonde sicurezza e non facilita la comprensione di quanta forza serve per ottenere una frenata decisa… magari in caso di emergenza.
 
Un’erogazione lineare fin dai giri più bassi dona fluidità all’attività del motore, facilitandone la fruizione, ma sicuramente farà storcere il naso ai motociclisti più convinti che rimpiangeranno qualche CV di potenza in più per godere appieno di una traversata grintosa.
 
Ci si consola però molto facilmente con la vasta gamma di accessori disponibili, come per esempio due selle in gel di altezza differente, borsoni laterali con incorporati i maniglioni per il passeggero, la borsa da serbatoio o un parabrezza più grande.
 
Lotta aperta quindi sul mercato, con la Multistrada della Ducati sfidata a singolar tenzone.  
Chi si aggiudicherà il titolo di miglior ibrida?
 
Ai posteri l’ardua sentenza.