Chi produce i motori Benelli? Non è una moto italiana, ecco tutta la verità

Dietro il fascino delle nuove Benelli si nasconde una storia di trasformazione industriale che ha portato il marchio del Leoncino molto lontano.

Chiunque abbia vissuto gli anni d’oro del motociclismo italiano ricorda cosa rappresentava il nome Benelli. Era sinonimo di eccellenza, di quel saper fare artigianale che ha reso grande il nostro Paese. Tutto iniziò in una piccola officina di Pesaro, dove sei fratelli condividevano molto più di un cognome: Giuseppe, Giovanni, Filippo, Francesco, Domenico e Tonino avevano nel sangue la passione per i motori.

Motori Benelli
Motori Benelli, chi li produce – nextmoto.it

Nel 1919 crearono il loro primo gioiello meccanico, un motore da 75cc che avrebbe dato il via a una storia lunga un secolo. Da lì nacque il Velomotore, disponibile nelle versioni Turismo e Sport, che conquistò subito il cuore degli appassionati.

La metamorfosi di un marchio storico

Ma il tempo non perdona, nemmeno i grandi nomi. La Benelli ha attraversato stagioni difficili, passando di mano in mano come una staffetta. Prima l’argentino De Tomaso negli anni ’70, poi una serie di cambi di proprietà che hanno segnato un lento declino. Fino al 2005, quando è arrivata la svolta orientale: il gruppo cinese Qianjiang ha preso le redini del marchio, trasformandolo completamente.

Motori Benelli
Benelli TRK 502 (Benelli) nextmoto.it

Oggi i motori Benelli nascono a Taizhou, in una fabbrica che sembra una città nella città. Quattordicimila persone lavorano in questi stabilimenti ultramoderni, sfornando oltre un milione di moto all’anno. Il gruppo Qianjiang, controllato dal colosso Geely, ha fatto le cose in grande: ha mantenuto il centro stile in Italia ma ha portato la produzione dove i costi sono più competitivi.

La ricetta del successo? Semplice sulla carta, difficile da realizzare: design italiano, produzione cinese, prezzi accessibili. Le nuove Benelli hanno conquistato una nuova generazione di motociclisti, quelli che cercano qualità senza dover vendere un rene. Il mercato ha risposto con entusiasmo, specialmente in Italia, dove il marchio sta vivendo una seconda giovinezza.

A Pesaro si continua a progettare, a disegnare, a pensare le moto. Ma poi quelle idee prendono forma in Oriente, dove la capacità produttiva permette di tenere i prezzi sotto controllo senza sacrificare la qualità.Il trasferimento di competenze tra Italia e Cina è stato fondamentale.

Gli ingegneri italiani hanno insegnato ai colleghi cinesi i segreti del mestiere, mentre questi ultimi hanno portato l’efficienza dei grandi numeri. È nato così un ibrido interessante: moto che mantengono un’anima italiana nel design e nelle prestazioni, ma con un cuore che batte in Oriente.

La verità è che la Benelli di oggi non è più quella dei sei fratelli di Pesaro. È diventata un’azienda globale che ha saputo reinventarsi senza perdere la sua essenza. Le moto continuano a emozionare, anche se nascono a migliaia di chilometri da dove tutto ebbe inizio. E forse è proprio questo il segreto: aver capito che nel mondo moderno le tradizioni possono sopravvivere solo se sanno evolversi.

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