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MotoGP

Perché Pecco Bagnaia è uno dei più sopravvalutati di sempre

La narrazione su Pecco Bagnaia rischia di essere dannosa per lo stesso pilota. Analizziamo il perché serve un ridimensionamento.

Riesco già a intravedere al di là dello schermo, con metà dei lettori che stanno già cercando il mio indirizzo per mandarmi lettere minatorie e l’altra metà che invece lo cerca per farmi dei regali di ringraziamento. Partiamo da un presupposto: Bagnaia è un pilota forte e non è scarso. Questo non vuole essere un atteggiamento da “democristiano” dove si lancia il sasso e si nasconde la mano, ma c’è un’enorme differenza tra “scarso” e “sopravvalutato”.

Perché Pecco Bagnaia è uno dei più sopravvalutati di sempre (Ansa – nextmoto.it)

Proprio questa differenza ha spesso portato il pilota piemontese a essere molto criticato da tanti tifosi italiani, felici per il successo della Ducati più che per quelli di Pecco. Iniziamo però dalle basi e del perché Bagnaia è effettivamente un pilota che merita di essere tenuto in considerazione tra i migliori della sua generazione.

Bagnaia e la sua generazione: il merito di esse tra i migliori

Ciclicamente si parla di “la peggior generazione della storia delle corse“, con i nostalgici che spuntano fuori in ogni occasione. Impossibile dire se questa generazione sia davvero la peggiore, ma nessuno può dire nulla sul fatto che sia inferiore rispetto a quella precedente, quella dei vari Rossi, Lorenzo, Stoner, Pedrosa e ancora di Marc Marquez.

Tra i piloti della sua generazione, che hanno iniziato dunque a cavallo tra il pre e il post Covid, si può dire che Bagnaia sia uno dei migliori. Personalmente preferisco Fabio Quartararo, autore di un capolavoro nel 2021 e di un miracolo nel 2022, ma comunque Pecco ha messo in mostra delle doti di gestione gara superiore rispetto ai vari Bastianini, Bezzecchi, ma anche Miller o Vinales.

Dunque è giusto che la Ducati abbia puntato su di lui, nonostante le perplessità dopo il suo primo anno in Pramac. Ma allo stesso tempo ci sono troppi fattori che fanno sì che, nonostante tutto fosse dalla propria parte, non può ancora essere considerato un fenomeno, ma un campione sì.

Mondiali vinti al fotofinish e crollo con Marquez: Bagnaia è rimasto al palo

Quando si vincono due Mondiali MotoGP teoricamente si metterebbero a tacere tutte le critiche. Ma è davvero questo il caso? Siamo davvero sicuri che un 2022, vinto all’ultima gara in rimonta contro una Yamaha palesemente inferiore alla Ducati e con un numero di punti inferiori rispetto a quelli di Dovizioso nel 2019, bastino per entrare nella leggenda?

(Ansa – nextmoto.it)

Naturalmente al momento vi era la grande gioia del ritorno in vetta al mondo della Ducati, ma a posteriori si può definire un Mondiale epico? Lo stesso dicasi nel 2023, con la Ducati che era l’unica moto in grado di vincere il titolo e alla fine ci si è giocato tutto punto su punto con quel Martin del Team Pramac che fine a metà agosto non pensava di poter lottare per il Mondiale.

Certo, la paura di Barcellona ha influito, ma non può spiegare tutto. E poi il 2024, anno dove è mancato in quello che era il suo punto di forza, ovvero la gestione della gara e le infinite cadute hanno portato alla perdita del titolo e, già da giugno, del ruolo di primo pilota. Perché la sensazione che il Mondiale 2024 andasse in malora serpeggiava nel box Ducati e quando prendi Marc Marquez, non arriva di certo per fare il guardiano di Pecco.

Una narrazione esagerata: si rischia il male di Bagnaia

A peggiorare il tutto ci ha pensato una narrazione che, dal mio modesto punto di vista, è stata davvero esagerata. Bagnaia aveva la moto per vincere alla Marquez in Honda, proprio quando i suoi detrattori dicevano “bè ma con quella moto vincerebbero tutti”. Invece per vincere in quel modo, dando vita a record su record si deve essere Marc Marquez, mentre Pecco ha “normalizzato” la Ducati.

Mondiali vinti all’ultimo, con tutta la scuderia dalla propria parte e continui incitamenti dal box, con quelle fastidiosa grida con scandito “è lui il numero uno”, come se a Marquez, Rossi o Stoner lo avessero dovuto ricordare in continuazione. All’estero inoltre la stampa non è di certo tenera con lui, meno che meno i colleghi, con Pol Espargarò che ai microfoni di “Por Orejas” disse apertamente come Bagnaia non fosse migliore di Binder, ma avesse vinto di più solo perché uno guidava una Ducati e l’altro una KTM.

Un 2025 che deve cambiare

E ora che succede? Il binocolo di Austin è stata una leggerezza rivedibile, perché Pecco non è mai andato nemmeno vicino a lottare con Marquez per la vittoria, non basta trionfare quando lo spagnolo cade. Bagnaia è rimasto purtroppo ancora il pilota del 2022, sicuramente di talento e veloce, ma con ancora troppi limiti, spesso mentali, e quello che molti sospettavano si sta trasformando in realtà, con l’arrivo di Marquez che si è rivelato un durissimo colpo. A peggiorare il tutto ci pensano le dichiarazioni di Tardozzi di qualche settimana fa dove parla di un Bagnaia che non sa adattarsi a una moto non idonea alle proprie caratteristiche.

Certo, la GP25 è stata progettata a immagine e somiglianza di Marquez, ma la GP24 lo era per Bagnaia e alla fine il Mondiale lo ha vinto Martin, e per fortuna che i fratelli Marquez guidavano la GP23. La stagione è ancora lunga, ma questo era l’anno che doveva essere della svolta. Questa era l’occasione per dimostrare di essere un campionissimo, magari anche perdendo il Mondiale, ma dimostrando di lottare con Marquez. Per ora nulla di ciò sta avvenendo, con Pecco che attualmente è semplicemente la seconda guida di un otto volte campione del mondo.

E dunque torniamo al discorso iniziale. Pecco non è scarso, ma quando a un certo punto si parlava di “Verstappen della MotoGP“, allora sì che lo si sta sopravvalutando. Max è nell’Olimpo dei miti assoluti del motorsport, non solo della F1, mentre Bagnaia è un meritevole campione del mondo, ma nella lista dei campioni della classe regina dal 1949 davvero pensiamo di metterlo tra i primi 10 o 15 della storia? Lasciamo che le leggende facciano il loro corso e tifiamo Bagnaia nel vederlo come il “Davide contro Golia”, perché gli hanno dato i mezzi per esserlo e il sostegno massimo per diventarlo, ma purtroppo Pecco non è mai stato Golia.