Nuove regole, nuovi limiti: l’incubio degli autovelox “ovunque” si chiude qui. Ecco cosa cambia davvero.
Dimenticate la giungla di rilevatori disseminati senza criterio: con il nuovo decreto, il panorama dei controlli sulla velocità cambia volto. L’installazione degli autovelox non sarà più una questione di libera iniziativa comunale, ma diventa materia regolata, con distanze minime obbligatorie e condizioni precise. Un giro di vite che promette di rivoluzionare le abitudini di chi guida e di chi amministra le strade.
Da oggi, la musica cambia. Il decreto autovelox, emanato dal ministero delle Infrastrutture e operativo dal 12 giugno, mette fine all’anarchia che ha caratterizzato la diffusione dei dispositivi di rilevazione della velocità negli ultimi anni.
Non si tratta solo di una questione di distanze minime tra un autovelox e l’altro – anche se questa è la novità che salta subito all’occhio, ma di una revisione complessiva delle regole del gioco.
Prima, bastava la volontà di un Comune per vedere spuntare nuovi rilevatori, spesso senza un vero coordinamento con le altre autorità del territorio. Ora, invece, ogni installazione dovrà essere concordata con la Prefettura e le altre amministrazioni locali.
Niente più iniziative solitarie. E non è tutto, perchè le nuove regole impongono che gli autovelox possano essere posizionati solo in presenza di condizioni ben precise: un alto tasso di incidenti negli ultimi cinque anni, una velocità media superiore ai limiti oppure l’impossibilità, documentata, di contestare immediatamente le infrazioni. Insomma, addio ai dispositivi “a sorpresa” messi dove capita, magari solo per fare cassa.
Ma c’è un altro aspetto che segna un cambio di passo: la gestione operativa degli autovelox sarà riservata esclusivamente alle forze di polizia. Non sarà più possibile delegare il controllo a società esterne, come spesso accadeva in passato. Questo significa maggiore trasparenza e, almeno sulla carta, più garanzie per chi si mette al volante.
Il decreto, però, non risolve tutti i nodi: resta infatti il problema della mancanza di una procedura di omologazione nazionale per i dispositivi, un dettaglio non da poco che alimenta il caos sui ricorsi e sulle multe annullate. Ma almeno su un punto la direzione è chiara: basta con la moltiplicazione selvaggia degli autovelox. D’ora in poi, non più di uno sullo stesso tratto e mai più su strade dove non ci siano motivi concreti per giustificarlo.
Il nuovo sistema punta a essere più equo e meno vessatorio, dove la sicurezza stradale torna al centro e le amministrazioni locali non possono più agire in autonomia assoluta. Per chi guida, significa meno sorprese e più chiarezza. Per i Comuni, la fine di una stagione in cui bastava un palo e una scatola per cambiare le regole della strada.