Malaguti continua a navigare in pessime acque tanto che l’azienda ha attivato la procedura per la richiesta della 
mobilità di 160 dipendenti (solo 17 addetti continueranno il lavoro occupandosi della parte commerciale relativa alla fornitura di 
ricambi per i 
motocicli della casa che sono ancora in circolazione in Italia e in Europa). 
 La situazione del costruttore non era buona neppure nei mesi precedenti ma ora si sono ulteriormente ridotti gli spazi per un rilancio del 
marchio, anche perché le manifestazioni di interesse finora pervenute non si sono purtroppo ancora concretizzate.  
In pratica sembra di rivivere una seconda volta, a più di un anno di distanza, ciò che è accaduto a 
Moto Morini, costruttore che fortunatamente ha ora una nuova proprietà (determinata a quanto pare a fare le cose seriamente) ma che ha davvero rischiato grosso.  
Per la casa di 
Castel San Pietro invece si può invece sperare al momento solo nel tavolo di confronto convocato dalla regione 
Emilia Romagna per giocare le ultime carte nel tentativo di salvare il salvabile, operazione che appare complicata e forse addirittura disperata visto che il tempo stringe davvero come non mai.  
Nel frattempo 
la situazione del mercato interno è sempre pessima e non sembra destinata a migliorare, per lo meno nel breve periodo: ciò rende le cose ancora più difficili e costringe anche a chiedersi che cosa resterà della 
tradizione motociclistica italiana (dal punto di vista industriale e produttivo) quando la 
crisi avrà definitivamente lasciato spazio a più ottimistiche prospettive di 
crescita in termini di fatturato ed occupazione.