Futuro in bilico per questa eccellenza del Made in Italy, l’allarme preoccupa. Ecco che cosa sta succedendo.
Non sono stati anni semplici per l’industria dei motori. Negli ultimi cinque anni pandemia e conflitti hanno sconvolto le economie nazionali e messo a dura prova le aziende e le tasche dei potenziali clienti, a questo scenario ci sono da aggiungere le problematiche specifiche dell’industria dei motori: la crescente concorrenza da parte delle aziende cinesi, costi di produzione sempre più alti e investimenti per lo sviluppo di nuove tecnologie, e le complicazioni della transizione elettrica, solo per citarne alcuni. Restare a galla, insomma, è tutt’altro che semplice e sono tantissime le aziende che si sono trovate in grossa difficoltà e stanno attraversando un momento di grande incertezza.
Tra questi c’è anche MV Agusta, che è rimasta coinvolta nelle problematiche di KTM, che aveva acquisito l’azienda prima di attraversare una complicata situazione dal punto di vista economico. La storica azienda italiana si era detta intenzionata a ripartire e a tornare quanto prima a produrre le sue due ruote, tra le più belle al mondo. Le difficoltà, però, anche dopo la messa in vendita delle azioni di KTM, la situazione dell’azienda, continuano a preoccupare.
La situazione della sede di Mv Agusta alla Schiranna di Varese continua a preoccupare lavoratori e sindacati. A lanciare l’allarme è la Fiom Cgil, che ha manifestato preoccupazioni sul futuro della casa nonostante le rassicurazioni avvenute negli scorsi mesi da parte dei dirigenti. Il rilancio auspicato dall’azienda, si legge, non troverebbe riscontro in quello che è lo stato dello stabilimento, dove la produzione procederebbe invece piuttosto a rilento.
“Fatichiamo a vedere il rilancio” hanno detto, rappresentando la posizione dei lavoratori. La produzione, a causa della mancanza di materiali e dei mancati pagamenti di fornitori, come si legge su VareseNews, starebbe andando avanti solo a singhiozzo. La chiusura, poi, del centro di sviluppo CRC di San Marino pone quesiti sui modelli futuri e sulle intenzioni dell’azienda. Dai sindacati arriva la richiesta di un piano ben definito per il futuro e di più certezze anche dal punto di vista organizzativo. La paura infatti è che, dopo la riacquisizione dell’azienda da parte di Art of Mobility, non vi siano gli investimenti necessari per rilanciare l’azienda, o che addirittura possa esserci presto in vista una nuova cessione. I lavoratori, dunque, cercano rassicurazioni per il futuro.