Una linea classica su base Leoncino, bicilindrica da 500 cm³: Obiboi rievoca la 2C anni ’70-’80 con uno sguardo al presente.
C’è chi il passato lo cita e chi lo reinterpreta. Oberdan “Obiboi” Bezzi appartiene alla seconda categoria: da anni gioca con l’immaginario motociclistico italiano, rimescolando icone e soluzioni reali. La sua ultima esercitazione guarda a Pesaro. Su un telaio conosciuto e affidabile – quello della Benelli Leoncino – immagina una stradale pulita, leggera, “alla Benelli” per impostazione e carattere.
Un nome evocativo: 500 2C. Niente filtri nostalgici stucchevoli, ma proporzioni giuste, dettagli misurati, un gusto sobrio: una moto per tutti i giorni, che non stanca in città e diverte la domenica, con una posizione naturale e componenti di facile gestione. È solo un gioco di design o c’è margine perché l’idea attecchisca anche a Pesaro?
La proposta di Bezzi prende le mosse da una bicilindrica frontemarcia di 500 cm³, pensata per essere agile e fruibile a 360 gradi: tragitti quotidiani, gite fuori porta, guida sciolta senza affaticare. La base tecnica è la Leoncino 500, piattaforma già collaudata e apprezzata per equilibrio di ciclistica e motore. Intorno, una carrozzeria sobria con linee pulite, misure compatte e stile italiano riconoscibile, senza eccessi. L’idea è di unire affidabilità moderna e memoria di marchio, costruendo una roadster che parli linguaggio Benelli senza cadere nella replica.
Il riferimento storico è preciso. La 2C degli anni Settanta, presentata al Salone di Milano 1971 e in vendita dal 1972, rimase a listino per oltre vent’anni. Nata nelle cilindrate 125 e 250 cm³, era una due tempi raffreddata ad aria con doppio carburatore Dell’Orto e cambio a cinque marce.
La 125 erogava 15,7 CV, che salivano a 17 nella versione SE, con velocità intorno ai 120 km/h. Il telaio era una doppia culla in acciaio, sospensioni tradizionali – forcella telescopica e doppio ammortizzatore – e freni evoluti nel tempo dal tamburo al disco anteriore.
Con 127 kg e un’impostazione non estrema, si fece apprezzare per stabilità, maneggevolezza e finiture curate. Cromature, serbatoio affusolato e doppio scarico firmavano un’estetica distintiva, diventata un piccolo rito per i sedicenni dell’epoca. La 2C attraversò aggiornamenti tecnici e stilistici fino alla fine degli anni Ottanta, quando lasciò il posto a modelli più moderni, senza perdere l’aura di Benelli “di sostanza”.
Su questo patrimonio si innesta il bozzetto di Obiboi: una moderna roadster che ricalca proporzioni e spirito della 2C, ma con l’ovvio salto di tecnologia e fruibilità di una 500 quattro tempi. Niente esasperazioni, solo una moto concreta, elegante, con quel pizzico di orgoglio pesarese che fa la differenza.
L’ipotesi di usare la Leoncino come base semplifica tempi e costi, lasciando alla nuova veste il compito di raccontare la storia. Bezzi lo suggerisce con chiarezza: sarebbe un’ottima idea. Resta da capire se a Pesaro vorranno trasformare il disegno in metallo e viti. Perché, tra pragmatismo e memoria, qui la nostalgia non è un vezzo: può diventare progetto.