Un brivido lungo venticinque anni e una domanda che non lascia scampo: quando dirà basta? Con Fernando Alonso, la linea tra presente e leggenda si assottiglia. E ogni parola pesa come un giro perfetto all’ultimo run.
Il tempo, in Formula 1, corre più veloce di tutti. Eppure Fernando Alonso continua a stargli davanti. Il 4 marzo 2001, debutto a Melbourne, un ragazzo di Oviedo si presenta al mondo. Nel 2026, quando scatterà il nuovo Mondiale (prima gara a inizio stagione), saranno passati 25 anni e quattro giorni da quel via. Ventitré stagioni al massimo livello. Due titoli iridati, 2005 e 2006. Cifre che raccontano, ma non esauriscono.
C’è però una parola che serpeggia, scomoda e magnetica: ritiro. I tifosi la temono, i rivali la sussurrano, lui la tiene in tasca come una moneta che gira. Non la mostra subito. La fa pesare.
Il punto, come spesso accade con Alonso, emerge con calma. Ai microfoni di DAZN Spagna, lo spagnolo ha detto: “Al 2026 chiederei se sarà il mio ultimo anno. Non ho pensato che a Melbourne sarà il mio 25esimo anniversario. Forse Abu Dhabi il prossimo anno sarà più speciale”. Parole misurate. Un’apertura di credito all’oggi, non una sentenza sul domani.
Tradotto: nessun annuncio ufficiale di addio. Il suo contratto con Aston Martin scade a fine 2026. L’orizzonte è lì. Valuterà in base a motivazioni, condizione e, soprattutto, competitività. Questo è il nocciolo, finora confermato. Il resto sono congetture, e conviene dirlo chiaro: ad oggi non esistono comunicati che sanciscano il ritiro.
Qui entra la parte tecnica. Molto dipenderà dalla velocità della prossima Aston Martin, la prima progetto 2026 che porta la firma, attesa e pesante, di Adrian Newey. Alonso lo ha riconosciuto anche sul sito della squadra: “Abbiamo l’ambizione e le risorse per un progresso reale. Abbiamo del lavoro da fare, ma le regole ce lo consentono… Ci motiva sapere che Adrian sta dando forma al progetto dal basso”. Parole che non sono un manifesto, ma una direzione.
Perché il 2026 non è un anno qualsiasi. Le nuove regole tecnico-sportive cambiano il quadro: power unit con MGU‑H abolita, recupero ibrido potenziato, carburanti sintetici; aerodinamica rivista per maggiore efficienza. In un contesto così, il tocco di Newey può contare. Quanto? Non ci sono ancora dati verificabili su tempi o correlazioni pista–galleria: ogni pronostico, oggi, resta ipotesi.
Intanto, la memoria fa il suo mestiere. Pensi a 2005 e 2006, ai duelli con Schumacher, ai ritorni, alla reinvenzione del 2023 quando ha riportato il marchio verde sul podio. Pensi a come, ogni volta, Alonso ha spostato l’asticella con un misto di metodo e ferocia. E capisci perché l’idea del ritiro brucia nei cuori. Non solo dei tifosi.
E se “Forse Abu Dhabi il prossimo anno sarà più speciale” fosse più di una suggestione? O solo un modo elegante per tenere tutti svegli? La F1 vive di millimetri e di attese. Alonso, più di chiunque, sa trasformarle in carburante. Chissà se il suo traguardo finale è davvero dietro la prossima curva. O se, un’ultima volta, ci sorprenderà ancora.