Il mito dei motori è pronto a lasciare per sempre il mercato, è stato un simbolo dell’Italia ma ora chiude tutto.
L’industria dei motori europea sta attraversando un momento di grande difficoltà. Le complicazioni della transizione elettrica, i forti cambiamenti nelle esigenze del mercato e la concorrenza cinese stanno mettendo a dura prova le aziende, questo comporta dovere anche prendere delle drastiche decisioni per assicurarsi di essere sempre al passo con i tempi.
Anche FIAT rientra in questo discorso. Il marchio torinese, come tutto l’universo Stellantis, risente delle difficoltà dell’automotive europeo, e deve prestare molta attenzione a calibrare bene costi e investimenti per ottimizzare le risorse e non mettere a dura prova i propri bilanci, visto il calo dei ricavi negli ultimi anni. Questo significa anche dover prendere drastiche decisioni e lasciare andare alcune componenti che hanno fatto la sua storia e che in passato hanno segnato le fortune dell’azienda per lasciare posto a nuovi investimenti più in linea con le esigenze del mercato attuale.
La situazione degli stabilimenti italiani negli ultimi anni è stata vista con grande preoccupazione sia dal governo che da sindacati e dai lavoratori, e in questo senso le ultime notizie che arrivano da Termoli, uno dei centri storici di FIAT, non rassicurano. Lo storico stabilimento sta per dire addio ad una vera istituzione, che per decenni è stato uno dei fulcri della fabbrica.
Lunedi 16 Giugno nello Stabilimento di Termoli è stato chiuso ufficialmente il reparto destinato alla produzione del motore Fire, per lungo tempo un vero pilastro dell’azienda torinese e non solo. Dopo 40 anni (l’inaugurazione era datata 1985, alla presenza di Sandro Pertini e l’Avvocato Gianni Agnelli) si chiude un pezzo fondamentale di storia dell’automotive italiano.
I sindacati stanno lavorando per far si che questa chiusura non abbia ripercussioni sui lavoratori. Il futuro di Termoli è da tempo al centro del dibattito. Con il progetto della gigafactory che ancora è in fase di stallo, lo stabilimento dovrà rapidamente riconventirsi e riadattarsi alle nuove esigenze del mercato per tornare a fiorire e continuare ad essere uno dei centri più importanti dell’automotive europeo come è stato sino ad ora. Intanto, però, l’addio ad un pezzo di storia dei motori italiana non può che lasciare una certa amarezza per tutti gli appassionati di motori.