Yamaha in crisi, gli operai protestano

Si è detto che dal 2010 l’economia dovrebbe ripartire. Fatto sta che le aziende sono ancora impegnate a fronteggiare le conseguenze del tracollo finanziario che ha contraddistinto l’anno in corso.
 
Ne sa qualcosa la Yamaha, che è stata costretta a ridurre consistentemente il personale. Prova di ciò è la chiusura dello stabilimento di Lesmo (Monza), che comporterà il licenziamento di ben settanta operai.

Questa notizia ha ovviamente scosso i lavoratori, che hanno proclamato ben presto lo stato di agitazione. Quattro di questi sono andati addirittura oltre, posizionandosi con tanto di tende sul tetto della fabbrica. Obiettivo di questi operai è scuotere l’ambiente in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo una problematica così spinosa.
 
Ad alimentare questo atteggiamento è stata la stessa Yamaha Motor Italia, che si è rifiutata sin dal primo momento di concedere la cassa integrazione ai dipendenti passibili di licenziamento. In virtù di ciò è scoppiata dunque una sostanziosa protesta che ha fatto il giro della penisola.
 
Da subito infatti gli operai hanno trovato l’appoggio della Fim-Cisl Brianza e di diversi partiti politici. I primi hanno paventato un confronto diretto tra gli scioperanti e vertici della ditta, mentre i secondi hanno prefigurato l’intervento del governo al fine di ristabilire quanto prima un quadro d’ordine ben definito.
 
Non si è fatto sentire invece in alcun modo Valentino Rossi. Il campione della classe motogp infatti ha preferito tacere in merito alla questione, nonostante in moltissimi abbiano esplicitamente richiesto un suo intervento.

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