Fausto Gresini è un uomo distrutto dal dolore. Ci era già passato nel 2003 con Daijiro Kato, giovane pilota giapponese per il quale si pronosticava un luminoso futuro, ma questa volta è toccata a Marco Simoncelli, mentre lui è rimasto l’unica invariabile in questa storia (è stato il titolare della squadra coinvolta nella tragedia allora quanto oggi), e non se ne dà pace: due piloti, due figli putativi – anche se del “Sic” si è sempre detto “zio”, perché papà Paolo si è dimostrato all’altezza del proprio ruolo –, rimasti esanimi sull’asfalto proprio quando avrebbero potuto spiccare il grande salto e diventare adulti, anche dal punto di vista sportivo.
Per tutto questo, Gresini non sa darsi pace:
So che il rischio fa parte del nostro mestiere, ma speri sempre che non succeda nulla. Quando accade e ti ci trovi dentro cambia tutto, è difficile accettarlo.
Tanto più perché la dinamica della caduta è stata così anomala da far pensare, sin dal primo momento, alla più tragica delle fatalità:
E’ stato un’incidente provocato da una serie di circostanze negative incredibili. La moto che è andata verso l’interno della curva invece che all’esterno, essere investito sulla pista più larga del Motomondiale.
Il ricordo di Simoncelli nella memoria di Gresini è un grande, continuo sorriso:
Marco era spontaneo, uno che faceva sempre quello che pensava, con un cuore d’oro e sempre solare.
La novità di martedì è rappresentata dalla decisione, presa dalla squadra San Carlo Honda-Gresini, di essere a Valencia per l’ultimo GP della stagione, in programma domenica 6 novembre, in controtendenza rispetto a quanto annunciato inizialmente: i meccanici, o almeno gran parte di essi, allestiranno il box e vi collocheranno la Honda RC212V con il numero 58 che è stata di Marco Simoncelli, anche se ancora non possiamo sapere se l’ex compagno di team del “Sic”, Hiroshi Aoyama, e i due piloti Gresini in Moto2, Michele Pirro e Yuki Takahashi, saranno o meno al via del Gran Premio: una decisione definitiva è attesa nelle prossime ore.
